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Conflittualità Familiare

Cos’è il conflitto?

Il conflitto è un contrasto, una divergenza, un’opposizione, una resistenza critica in cui vi è intenzione di affrontare il problema senza ledere l’altra persona. L’espressione dell’aggressività fa parte normalmente delle relazioni familiari: la negazione dell’espressione rabbiosa crea più danni dell’espressione rabbiosa stessa. Comprimere emozioni di rabbia può, infatti, creare patologie molto gravi.

Spesso in una famiglia può capitare che vi siano dinamiche di incomprensione: quando i soggetti non si capiscono polarizzano il proprio ruolo senza mettersi, quindi, in posizione di ascolto. Il conflitto nella coppia può essere assolutamente costruttivo, se le due parti sanno comunicare, gestire le emozioni e utilizzare la propria conflittualità in funzione di una comunicazione più profonda. In tal modo, il conflitto può divenire qualcosa di costruttivo ed evolutivo per la coppia. Anche nel rapporto con i figli si possono creare dei conflitti molto intensi in cui le persone si bloccano nelle loro posizioni. È importante che si riescano ad ammorbidire queste dinamiche, in modo che le persone riescano a vedere quella parte che non stanno vedendo.

Il maggiore fattore di rischio per i figli non è certo la separazione, ma è il conflitto tra i genitori!

Il conflitto familiare, infatti, diviene traumatico quando il bambino non riesce a vivere se stesso come integro nelle esperienze; non riesce ad integrare l’esperienza che ha vissuto e a fare in modo che questa esperienza lo guidi nelle sue azioni successive e non si sente protetto, non riuscendo più a vivere il contesto familiare e i genitori come un luogo in grado di organizzare la sua realtà psichica.

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Quali sintomi possono mostrare i bambini e adolescenti di famiglie separate?

  • Problemi di internalizzazione ed esternalizzazione

  • Difficoltà cognitive e scolastiche

  • Problemi della condotta, impulsività, comportamenti antisociali

  • Difficoltà relazionali

  • Ansia

  • Depressione

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Come comportarsi di fronte a un conflitto?

  • Distinguere la persona dal problema, in modo da evitare ogni forma di giudizio e di colpevolizzazione generalizzante

  • Restare sugli aspetti tangibili, piuttosto che su componenti arbitrarie

  • Aspettare il momento giusto, lasciando decantare emozioni negative, creando una distanza sufficiente per vedere il conflitto dall’alto, piuttosto che dall’interno

  • Capire le ragioni altrui, dando senso e comprensione a ciò che sta succedendo, cogliendone i significativi soggettivi e non solo quelli della propria parte

  • Strutturare critiche costruttive ed evitare un linguaggio giudicante, preferendo piuttosto una comunicazione che faciliti la comprensione del conflitto

  • Stare sul problema, senza attaccare la persona, mantenendo una distinzione tra la persona e il suo problema, non identificarli né confonderli

  • Prendi sul serio, ma non alla lettera

  • Dai informazioni! Sono più utili dei consigli! Il confine tra consiglio e comando è veramente molto labile

  • Fai delle proposte! Funziona più che dare ordini. Occorre cercare di sintonizzare il proprio stile comunicativo su un’intenzione reale di confronto

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E’ Importante che si capisca che il conflitto non è una gara, non è occasione di vittoria, bensì un’opportunità di lettura di ciò che sta accadendo, di accoglienza dal punto di vista del partner, di apertura all’ascolto. 

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