L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito il concetto di salute come ”una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente l'assenza di malattia o infermità”.
Questo concetto universale si applica a tutti gli esseri umani, inclusi i bambini. Tuttavia, il benessere del minore presenta alcune specificità, legate alle peculiarità dello sviluppo infantile e alle necessità tipiche di questa fase della vita: tra i vari elementi considerati infatti, la crescita armoniosa del bambino, della sua capacità di relazionarsi con gli altri, di apprendere e di sviluppare le proprie potenzialità sono considerate prioritarie.
Un adeguato processo di cura, perciò, implica un'attenzione sia ai bisogni materiali del bambino, sia alla costruzione di un legame affettivo solido. Quest'ultimo è fondamentale per lo sviluppo armonico della personalità, promuovendo la capacità di creare relazioni significative, di gestire le proprie emozioni e di sviluppare un senso costruttivo di sé e del mondo che lo circonda.
Il benessere di un minore è tuttavia influenzato anche da molteplici fattori ambientali. La famiglia, la scuola, la comunità e le esperienze di vita interagiscono in modo complesso, plasmando il suo sviluppo e il suo benessere: in particolare aspetti collegati al clima familiare, alle relazioni scolastiche, le opportunità sociali, gli eventi stressanti o traumatici, sono tutti elementi che influenzano in modo significativo il suo sviluppo emotivo e psicologico. Un conflitto in ambito familiare, ad esempio, può avere conseguenze importanti, che vanno tenute in considerazione.
Ma questi aspetti, che possono risultare al giorno d’oggi per la percezione comune scontati e riconosciuti come inalienabili, sono venuti a galla soltanto in epoca recente.
In particolare, in Italia, la legge sul divorzio del 1970 ha segnato una svolta epocale nel diritto di famiglia slegando il concetto di famiglia dal vincolo indissolubile del matrimonio e spostando l'attenzione dai diritti dei genitori a quelli dei figli, ponendo finalmente il loro benessere al centro delle decisioni giudiziarie.
Concentrati sui propri conflitti, i genitori rischiano infatti molto spesso di trascurare i bisogni emotivi dei figli, sottoponendoli a un clima di tensione e aggressività che ne compromette il benessere psicologico e fisico. Questa situazione, oltre a negare ai minori il diritto a una relazione serena con entrambi i genitori, li espone a conseguenze a lungo termine.
Il focus sul benessere dei minori in questo senso ha consentito un cambiamento di pensiero che ha aperto la strada a nuove sfide.
Il “principio di superiore interesse del minore”, consacrato dall'art. 3 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, costituisce una clausola generale del diritto minorile europeo. Tale principio, attribuendo al minore una soggettività giuridica piena, impone al giudice di effettuare una valutazione concreta e individualizzata delle circostanze di fatto, al fine di adottare la decisione più conforme al superiore interesse del minore. In questo l’articolo 3 dispone che in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, il diritto al benessere del minore deve essere tutelato in ogni circostanza, proprio perché da considerarsi sempre prioritario.
Considerando questo aspetto da un punto di vista psicologico, appare fondamentale che il bambino che cresce in un ambiente sano e protetto avrà maggiori probabilità di diventare un adulto equilibrato e felice.
Soprattutto nei primi anni di vita, infatti il cervello del bambino si sviluppa in modo esponenziale, creando le basi per le sue future capacità cognitive, emotive e sociali. Un ambiente stimolante e protettivo, insieme alla costituzione di un legame sicuro con i caregiver forniscono al bambino un senso di sicurezza e fiducia in sé stesso, elementi fondamentali per lo sviluppo di una buona autostima. Per imparare a relazionarsi con gli altri, a gestire le emozioni e a risolvere i conflitti.
Ogni soggetto chiamato a prendere decisioni che incidono sulla vita di un minore è quindi tenuto ad ascoltare e valutare attentamente le opinioni espresse dal bambino o dall'adolescente, in considerazione di quanto detto finora, sia da un punto di vista giuridico, che psicologico.
In situazioni di alta conflittualità familiare, che possono minare il benessere dei bambini coinvolti appare sempre più fondamentale utilizzare un approccio multidisciplinare. Proprio perché i bisogni di un bambino sono complessi e possono riguardare molteplici aspetti psicologici, sociali, educativi e sanitari. In questo senso un approccio multidisciplinare potrebbe permettere la costruzione di una visione olistica e completa della situazione del bambino e di intervenire in modo coordinato al fine di favorire l'efficacia degli interventi e migliorare la qualità della vita del bambino in tutti i suoi contesti.
Porre il benessere del bambino al centro dei processi di cura, tutela e gestione del conflitto consente quindi di fare in modo che le decisioni vengano prese tenendo conto del suo benessere. Ogni bambino e adolescente ha diritto a un benessere completo e duraturo, che si realizza in ogni ambito della sua esistenza. Non solo a casa o a scuola, ma in tutti i contesti in cui vive e cresce.
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