Come abbiamo già precedentemente analizzato nell’articolo dedicato alla dipendenza dal web, le evidenze empiriche indicano un aumento esponenziale nell'utilizzo dei social media a partire dal 2010, in concomitanza con la diffusione degli smartphone. Attualmente, oltre il 46% degli adolescenti dichiara di essere costantemente connesso. Questa pervasiva presenza digitale ha innescato profonde trasformazioni nelle dinamiche relazionali e nei comportamenti individuali, con particolare impatto sulle giovani generazioni. L'eccessiva dipendenza da questi strumenti rischia di compromettere il benessere psicologico e di interferire con lo sviluppo di competenze sociali fondamentali.
Ma quali sono i meccanismi alla base che fanno sì che ci sia quasi impossibile staccarci dagli schermi?
Per comprendere appieno questo fenomeno è fondamentale analizzare gli algoritmi che ne governano il funzionamento. Questi sofisticati sistemi sono progettati per offrire ad ogni utente un'esperienza altamente personalizzata. I contenuti che visualizziamo sui nostri feed sono selezionati attentamente sulla base delle nostre interazioni precedenti: i like, i commenti, le pagine seguite e le persone con cui interagiamo forniscono agli algoritmi preziosi indizi sui nostri interessi. In questo modo, le piattaforme come Facebook, Instagram e TikTok riescono a creare delle vere e proprie bacheche virtuali su misura, dove ogni contenuto è pensato per catturare la nostra attenzione e incentivarci a esplorare sempre nuovi contenuti.
Questo processo esplorativo può continuare per diverse ore, portandoci sempre più lontano dal nostro punto di partenza iniziale. L'espressione inglese "going down the rabbit hole", mutuata dall'iconica opera di Lewis Carroll, evoca l'idea di un'immersione in un mondo parallelo, surreale e affascinante che descrive perfettamente quello che ci succede. Sui social media, questa metafora descrive l'esperienza di chi, incuriosito da un contenuto, si ritrova inesorabilmente trascinato in una spirale di informazioni sempre nuove e stimolanti. È come precipitare in una profonda tana, dove il tempo si dilata e la realtà esterna sembra svanire, lasciando spazio a un universo virtuale infinito e in continua evoluzione.
Questo fenomeno è molto intenso e sembra esercitare un'influenza profonda sulla formazione delle opinioni individuali. Attraverso meccanismi di filtraggio personalizzato, infatti questi algoritmi creano "echo chambers" digitali, rinforzando le convinzioni preesistenti e limitando l'esposizione a prospettive alternative. Questo fenomeno è particolarmente accentuato nel mondo digitale, dove gli algoritmi dei social media personalizzano i contenuti mostrati agli utenti in base alle loro interazioni precedenti.
Inoltre, il fenomeno del "confirmation bias", amplificato dagli algoritmi, porta gli utenti a privilegiare le informazioni che confermano le proprie credenze, ignorando o screditando quelle discordanti: Quando ci troviamo di fronte a nuove informazioni quindi tendiamo a selezionare quelle che si allineano con le nostre credenze, ignorando o minimizzando quelle che le contraddicono e anche quando incontriamo informazioni ambigue, tendiamo a interpretarle in modo tale da confermare le nostre convinzioni.
Un altro meccanismo potente utilizzato dagli algoritmi è quello del "rilascio intermittente della ricompensa", un principio simile a quello delle slot machine. Ricevere un "like" o un commento positivo su un post può generare una sensazione di gratificazione e spingerci a cercare di ripeterla, creando così un circolo vizioso. I social media ci mettono continuamente a confronto con la vita degli altri, creando un senso di inadeguatezza e il desiderio di ottenere sempre più "mi piace" e commenti. Gli algoritmi amplificano questo meccanismo, mostrandoci i contenuti che ottengono più successo, alimentando così la nostra competitività.
Tutto ciò contribuisce alla polarizzazione delle opinioni, dividendo le società in gruppi sempre più omogenei e rendendo il dibattito pubblico più conflittuale
Immergersi in un "rabbit hole" digitale, ovvero in quella voragine di contenuti online che si apre davanti a noi con un semplice clic, può pertanto avere conseguenze inaspettate. Innanzitutto, la perdita di tempo è uno degli effetti più evidenti: ore possono scivolare via mentre ci lasciamo trascinare da un link all'altro, sottraendo tempo prezioso ad altre attività e relazioni. Inoltre, il rischio di imbattersi in disinformazione è sempre in agguato. La facilità con cui le informazioni false o fuorvianti si diffondono online può portare a conclusioni errate e a una visione distorta della realtà. Un altro aspetto da considerare è l'isolamento sociale. Passare troppo tempo immersi nel mondo virtuale può limitare le interazioni nel mondo reale, impoverendo le nostre relazioni e la nostra vita sociale.
Infine, in alcuni casi, la ricerca ossessiva di nuove informazioni può sfociare in una vera e propria dipendenza, rendendo difficile staccarsi dallo schermo e concentrarsi su altro.
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