Che sia a scuola, al lavoro, alla guida o mentre facciamo ciò che ci piace. la nostra capacità di concentrarci gioca un ruolo fondamentale nello svolgimento delle nostre attività quotidiane.
Ma cosa si intende per concentrazione?
Si tratta di un processo cognitivo complesso che ci permette di dirigere volontariamente le nostre risorse attentive verso uno stimolo specifico, filtrando le distrazioni e migliorando la nostra performance in una vasta gamma di attività, e che può declinarsi in differenti modalità di interazione con gli stimoli con cui entriamo in contatto, tra cui soprattutto la vista e l’udito.
Come è risaputo infatti, il nostro cervello ha una capacità limitata di elaborare informazioni. L'attenzione in particolare, ci permette di selezionare solo alcuni stimoli, concentrandoci su quelli più importanti e ignorando gli altri, funzionando come un filtro che decide cosa far entrare nella nostra coscienza in un dato momento. L’attenzione selettiva è quindi il processo cognitivo che ci consente di filtrare le informazioni sensoriali, focalizzandoci sugli stimoli rilevanti per il compito che stiamo svolgendo.
Ma facciamo un esempio concreto .. Avete mai sentito parlare dell’effetto cocktail party?
Immaginate di essere in mezzo a una folla chiassosa, con molte conversazioni che si sovrappongono. Nonostante il rumore di fondo, riuscite a seguire la conversazione con la persona di fronte a voi. Questo è l'effetto cocktail party in azione: l’attenzione selettiva ci permette di prestare attenzione allo stimolo rilevante, a ciò che la persona in questione ci sta comunicando, isolandola dagli altri suoni, che diventano un contesto di fondo.
Secondo un recente studio della Columbia University, il nostro cervello è in grado di elaborare in modo preliminare tutti i segnali e suoni che arrivano alla corteccia uditiva, ma solo quelli a cui prestiamo attenzione raggiungono la nostra consapevolezza, proprio perché vengono elaborati a un livello successivo, nelle aree linguistiche e in quelle coinvolte nel controllo dell’attenzione. Ciò a cui non prestiamo attenzione, invece, rimane sullo sfondo, proprio come il chiasso della folla.
Analogamente, riferendoci ala modalità visiva, quando ci viene mostrato un insieme di oggetti e ci viene chiesto di trovare un oggetto target che si differenzia dagli altri per una specifica caratteristica, siamo in grado di non farci ingannare dalla presenza di distrattori che, pur condividendo alcune caratteristiche con il target, non rientrano nel nostro obiettivo. L’attenzione anche qui viene diretta in modo volontario verso lo stimolo su cui ci vogliamo focalizzare.
Durante lo svolgimento di un’attività in cui ci stiamo concentrando entrano così in gioco differenti processi cognitivi che ci permettono di focalizzare le risorse attentive.
Abbiamo a che fare ad esempio con numerose azioni di inibizione: mettiamo, cioè, in atto la capacità di inibire pensieri, emozioni o azioni irrilevanti che agiscono come stimoli distrattori. I processi di inibizione consentono quindi di autoregolarsi, fermando risposte impulsive, di restare sul compito evitando la distrazione e di bloccare le informazioni irrilevanti nella Working Memory.
Proprio la memoria di lavoro assume un ruolo rilevante: Essa ci permette di mantenere attive le informazioni necessarie per svolgere un compito, consente di elaborarle, tenerle a mente e collegarle ad altre, portando a termine l’azione.
In generale, quindi le abilità attentive e di concentrazione si rifanno all’ampio contenitore delle funzioni esecutive, intese come processi cognitivi complessi che permettono di mettere in atto comportamenti flessibili e diretti verso uno scopo (Zelazo, 2004), e che sono essenziali ai fini dell’adattamento all’ambiente. Grazie alle funzioni esecutive possiamo svolgere attività di pianificazione e monitoraggio, possiamo prendere decisioni, correggere errori, sopprimere informazioni irrilevanti e intense risposte emotive.
È importante sottolineare che la nostra concentrazione difficilmente rimane la stessa nel tempo e nei diversi contesti, proprio perché possono entrare in gioco differenti fattori che ne possono influenzare in maniera transitoria l’andamento, tra cui ad esempio forti stati emotivi, i livelli di motivazione con cui ci approcciamo alle attività che vogliamo intraprendere, la percezione di fatica fisica e mentale, ma anche specifiche caratteristiche degli stimoli con cui entriamo in contatto.
Deficit delle Funzioni Esecutive possono essere connessi con difficoltà di attenzione selettiva, pertanto concretizzarsi in problemi di concentrazione, non riuscendo ed elaborare in modo privilegiato le informazioni rilevanti per gli scopi che perseguiamo
Anche alcuni disturbi neurobiologici, come l’ADHD possono manifestarsi attraverso significative problematiche nell’ area dell’attenzione e nella concentrazione, incidendo sul livello di funzionamento globale del soggetto.
È importante ricordare che, come la concentrazione, può essere inficiata, può essere anche potenziata, attraverso specifiche tecniche ed interventi sia di natura ambientale, volti a ridurre il numero di stimoli distrattori e organizzare in modo migliore e più strutturato le attività, sia di natura cognitiva, tramite lo svolgimento di training cognitivi più o meno strutturati.
In conclusione, la concentrazione è una risorsa preziosa che può essere coltivata e migliorata con la pratica. Comprendendo i meccanismi psicologici alla base e adottando le strategie appropriate, possiamo migliorare la nostra capacità di focalizzarci e raggiungere i nostri obiettivi.
Comments