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Immagine del redattoreCarlo Trionfi

Le sfide della monogenitorialità

Le famiglie monogenitoriali sono nuclei familiari composti da un solo genitore che vive con uno o più figli minori.

In Italia, le famiglie monogenitoriali con figli minori sono circa 1 milione e 62mila, secondo i dati Istat del 2021. Questo dato rappresenta un aumento di quasi il 10% rispetto al 2012, quando le famiglie monogenitoriali erano circa 966mila.

In quasi 9 casi su 10 (88,4%) il genitore solo è una donna. Le madri sole sono quindi 1 milione e 45mila, mentre i padri soli sono circa 141mila, cioè l’11,6% delle famiglie monogenitoriali.

Come evidenziato dai dati riportati, il fenomeno delle famiglie monogenitoriali è perciò in crescita costante in Italia, per motivazioni differenti; spesso ciò avviene a causa di separazioni e divorzi, ma esistono situazioni in cui la mono genitorialità è imposta, a seguito di eventi dolorosi come la morte o l'abbandono da parte di un genitore; oppure in seguito a una scelta consapevole di costruire da soli una famiglia. Più condizioni di questo tipo, perciò, riflettono la complessità e la diversità delle esperienze familiari. E proprio tenendo in considerazione tale complessità, è opportuno evidenziare quali sfide emotive, psicologiche e pratiche il nucleo familiare può andare incontro: genitori e figli compresi.

 I genitori in particolare possono sperimentare forte stress e stanchezza fisica ed emotiva, derivanti dall’assunzione di tutte le responsabilità genitoriali e domestiche, con poco tempo per sé stessi.  Inoltre, la mancanza di un partner con cui condividere le gioie e le sfide della genitorialità può portare a sentimenti di solitudine e isolamento.

Oltre allo sconforto, possono insorgere concrete difficoltà economiche, dalle quali derivano paure e preoccupazioni rispetto alle limitate opportunità per sé stessi e per i figli. Questi elementi possono portare a stress, stanchezza e difficoltà di gestione emotiva e generare così un senso di colpa e di inadeguatezza.  I genitori che da soli si ritrovano a crescere i loro figli, infatti, possono cedere alla sfiducia non solo causa della fatica a soddisfare i bisogni concreti e materiali, ma anche per l’impossibilità di offrire ai figli una famiglia "tradizionale e di non riuscire a dedicare loro abbastanza tempo e attenzione.

Genitori dominati da sensi di colpa eccessivi rischiano però di cadere in una trappola di iperprotezione, diventando eccessivamente presenti, e ad ogni costo, nella vita dei figli. In questo scenario, ogni bisogno, anche il più piccolo e inespresso, viene prontamente soddisfatto, anticipando persino il desiderio stesso del bambino. Abbiamo più volte sottolineato come un bambino, abituato a ricevere tutto dai genitori e a non dover affrontare le sfide da solo, può sviluppare una bassa autostima e un senso di inadeguatezza, poiché non avvezzo a trovarsi in difficoltà o a sviluppare la propria indipendenza: il bambino iperprotetto può infatti avere difficoltà a staccarsi dal genitore e ad affrontare la vita da solo, diventando eccessivamente dipendente da lui e sviluppando una scarsa capacità di affrontare i problemi e di superare gli ostacoli. L'iperprotezione può inoltre limitare le esperienze sociali del bambino, ostacolando la sua capacità di relazionarsi con gli altri e di costruire amicizie.

In caso di difficoltà emotiva estrema da parte del genitore, può invece verificarsi il fenomeno opposto, ovvero quello della parentificazione: facciamo riferimento nello specifico a situazioni familiari monogenitoriali in cui il figlio è investito di eccessive responsabilità e viene trattato come un altro adulto o addirittura genitore: si tratta in realtà  di  una vera e propria  forma di inversione di ruolo in cui il figlio deve prendersi cura del genitore, a discapito dei propri bisogni.

Sia iperprotezione che parentificazione comportano per il bambino possibili problematiche emotive e comportamentali che non possono essere ignorate, tra cui ansia, stress cronico, bassa autostima, timore di non essere all'altezza delle aspettative, senso di dovere costante e paura del fallimento.

Tuttavia, la condizione di monogenitorialità può essere sì una soluzione complessa, ma non necessariamente reca sempre esiti negativi. Al contrario, con impegno e rispetto reciproco può rivelarsi un modello familiare positivo.

La solidità delle famiglie monogenitoriali non dipende infatti da un singolo fattore, ma piuttosto dall’ interazione tra caratteristiche individuali e il contesto in cui sono inserite. In particolare, risultano cruciali non solo la presenza di reti informali, come amicizie, familiari e conoscenti che possono rappresentare una preziosa rete di sostegno emotivo e pratico, ma anche di reti formali come scuole, comunità e servizi sociali che offrono un supporto concreto e strutturato, facilitando l'accesso a risorse e opportunità. Il giusto supporto da parte di un professionista formato può inoltre aiutare queste famiglie a superare gli ostacoli e offrire ai propri figli un'infanzia sana e ricca di affetto, nell’ottica di migliorare il benessere dei singoli e quello familiare.



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