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Stare accanto a chi soffre di DCA: come supportare la persona e la relazione

Immagine del redattore: Carlo TrionfiCarlo Trionfi

Quando una persona affronta un disturbo del comportamento alimentare, i rapporti con gli altri – che si tratti di un partner, un amico o un familiare – possono diventare più complessi. Comunicazione, fiducia e comprensione possono essere messe alla prova, creando situazioni molto delicate.

 

Come i DCA influenzano la relazione

I DCA sono molteplici e dunque non abbiamo un’unica manifestazione, tuttavia sono accomunati da una preoccupazione verso le proprie abitudini alimentari e la propria immagine corporea, a cui spesso sottende un bisogno più profondo di avere il controllo su alcuni aspetti della propria vita.

Non sempre chi soffre di disturbi alimentari si trova a proprio agio nel condividere la propria esperienza con gli altri, poiché il disturbo viene vissuto come un qualcosa di personale e può essere accompagnato da sentimenti di colpa o vergogna. Il rapporto con il corpo ed il cibo infatti è molto intimo e spesso non viene raccontato perché si teme di poter essere esposti ad ulteriori giudizi o, al contrario, per paura che il problema venga minimizzato. Questo però potrebbe generare tensioni all’interno del legame con gli altri, portando un senso di impotenza e frustrazione nell’altro che addirittura potrebbe sentirsi in parte responsabile della situazione. Il non percepirsi in grado di aiutare un proprio amico, partner o familiare a guarire, può portare un senso di sfiducia o colpa, accompagnato anche dalla paura che il disturbo possa evolvere.

 

Come offrire supporto

Se ci troviamo nella situazione in cui qualcuno di molto vicino a noi soffre di DCA, la prima cosa che possiamo fare è informarci personalmente riguardo al disturbo, in maniera tale da approfondire le nostre conoscenze e avere degli strumenti in più per comprendere l’altro.

Nella nostra quotidianità, potremmo involontariamente usare espressioni giudicanti o che possano fare da “trigger” e questo contribuirebbe ad ergere barriere comunicative, portando chi sta cercando di aprirsi ad isolarsi ancora di più.

In alcuni casi, chi cerca di offrire sostegno sente di non avere gli strumenti per gestire queste situazioni. È bene ricordare che nessuno, da solo, può guarire un’altra persona, ma è possibile fornire supporto e sicurezza. Un primo passo consiste nel trovare il modo, le parole e le situazioni giuste per parlare di questi temi delicati, cercando di avere un confronto aperto, onesto e sempre rispettoso.

Tentare di creare uno spazio in cui l’altra persona si senta sicura durante i pasti o, ancora, cercare di reinventarsi e pensare ad attività comuni che non ruotino attorno al cibo o all’esercizio fisico, aiuterà a ristabilire una nuova reciprocità e a condividere esperienze che possano essere vissute con piacevolezza.

Durante questi scambi, inoltre, potrebbe essere utile stabilire confini personali, che devono essere rispettati da entrambe le parti, in maniera tale che chi soffre non percepisca l’altro come una presenza intrusiva, e chi offre supporto, riesca a preservare il proprio benessere. Soprattutto nei casi in cui si tratta di una persona molto vicina a noi, questa situazione può risultare complicata, ma non bisogna affrontare tutto questo da soli. È possibile infatti cercare un supporto anche per sé: solo prendendoci cura della nostra salute mentale riusciremo davvero ad essere una risorsa per chi soffre.

 

Conclusioni

I disturbi alimentari non sono sempre visibili e per questo è fondamentale adottare un atteggiamento rispettoso e consapevole verso il modo in cui parliamo del corpo e dell’alimentazione, sia nelle relazioni più intime che nella quotidianità. Evitare commenti giudicanti sul cibo o sull’aspetto fisico non è solo un segno di sensibilità, ma può anche contribuire a creare un ambiente più sicuro per chi vive queste difficoltà. Piccoli cambiamenti nel nostro modo di comunicare possono fare la differenza, aiutandoci a costruire relazioni più empatiche e rispettose.




 

 
 
 

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